Monarchia costituzionale

In secondo luogo, è da ricordare la monarchia costituzionale, le cui origini sono inglesi: esse risalgono al regno di Guglielmo III d'Orange e della moglie Maria, due principi  olandesi che nel 1689 posero fine al dominio personale assolutistico degli Stuart, restituendo al parlamento britannico le sue prerogative e ripristinando la libertà di esprimere le proprie idee politiche e di professare la religione protestante, che gli Stuart avevano cercato di estirpare dal paese. Il 13 febbraio 1689 Guglielmo e Maria giurarono fedeltà a un documento elaborato dai membri dei due rami del parlamento (la Camera dei Lords e la Camera dei Comuni), ovvero alla cosiddetta "Dichiarazione dei diritti" (Bill of Rights), che è considerata il modello di tutte le successive Costituzioni monarchiche dette "liberali", in quanto rispettose delle fondamentali libertà personali e politiche (di pensiero, di parola, di religione, di associazione).

Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino - Wikipedia


Non a caso, fu proprio nel quadro di riferimento delle monarchie costituzionali che, tra i secoli XVIII e XIX, si sviluppò il liberalismo politico, corrente di pensiero e di azione che, assegnando precisi limiti al potere statale, si impegnava per il progressivo riconoscimento a tutti i cittadini dei diritti civili (libertà di scegliere dove risiedere e quale attività intraprendere, di disporre dei propri beni, di esprimere le proprie opinioni, di professare la propria religione), ovvero quei diritti che definiscono uno spazio in cui il cittadino può agire liberamente, fuori dal controllo dello Stato.

La tradizione liberale prestò particolare attenzione anche all'articolazione interna del potere: se lo Stato assoluto è caratterizzato dalla concentrazione nelle stesse mani dei 3 poteri fondamentali

->legislativo, cioè il potere di fare leggi; 

-> esecutivo, cioè il potere di amministrare lo Stato; 

-> giudiziario, cioè il potere di applicare la giustizia

il liberalismo ritiene invece necessaria una loro equilibrata distribuzione.


I diversi poteri vanno pertanto affidati a organi reciprocamente indipendenti (oggi' ad esempio, in Italia il parlamento esercita il potere legislativo, il governo detiene quello esecutivo e la magistratura amministra il potere giudiziario), secondo il principio della separazione dei poteri (spesso indicato anche con l'espressione inglese balance of power)' che costituisce un requisito classico sia del liberalismo sia delle odierne democrazie, di cui parleremo tra poco.

Il limite delle monarchie costituzionali fu l'esiguità della base elettorale: i cittadini che eleggevano i loro rappresentanti al parlamento erano una minoranza: in pratica solo i possidenti, spesso legati ai candidati da un rapporto di tipo clientelare.

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