Il valore della diversità

 Il valore della diversità 

 

L'idea di uguaglianza ha mostrato però ben presto la sua problematicità. Infatti, se è vero che i cittadini sono tutti uguali dal punto di vista di ciò che lo Stato richiede e offre loro, è anche vero che sono diverse le loro esigenze, e quindi le loro richieste nei confronti dello Stato stesso.
Storicamente, il primo ambito in cui emerse questa "diversità" è quello della professione di fede, che fin dal Seicento fu causa di sanguinosi conflitti. 


Nell'Europa dilaniata dalle guerre di religione, vincolata dal principio del cuius regio eius religio (in virtù del quale i sudditi erano tenuti a professare lo stesso credo dei loro sovrani), da più parti si avvertì l'esigenza di tutelare la varietà delle confessioni e delle forme di culto, anche di quelle socialmente minoritarie.


Lo strumento teorico a cui venne affidato il riconoscimento di questa diversità fu la nozione di tolleranza, teorizzata tra il XVII e il XVIII secolo da diversi intellettuali. Tra questi, il filosofo inglese John Locke (1632-1706), nel Saggio sulla tolleranza (1667) e più ancora nella Lettera sulla tolleranza (1689), affermò che, nel disciplinare la vita sociale, la legge dello Stato deve arrestarsi di fronte a quelle sfere di pensiero e di attività in cui ogni persona può far valere le proprie preferenze e convinzioni: tali sono le decisioni della vita privata , ma anche le opinioni filosofiche e le pratiche religiose. In altre parole, ogni persona deve poter scegliere liberamente in quale Dio credere e in quali forme esercitare il proprio culto, purché naturalmente le sue credenze e le sue pratiche non si traducano in comportamenti pericolosi per la comunità. 
Lungi dall'incrinarlo, l'appello alla tolleranza religiosa trova un'agevole collocazione proprio all'interno del principio di uguaglianza: esso esprime infatti l'uguale posizione, nei confronti della legge, di ogni forma di culto e degli individui che lo praticano. 

Tuttavia, nel momento in cui stigmatizzava la pretesa di ogni credo di porsi come unico e indiscusso depositario della verità, esso suggeriva non solo l'esistenza di molte forme tra loro diverse e irriducibili l'una all'altra, in cui un individuo poteva vivere autenticamente la propria esperienza religiosa, ma anche che tale diversità, anziché essere un fattore negativo o perturbante, poteva trasformarsi in strumento di confronto e di crescita.



Costruire l'uguaglianza, liberare le differenze”, il nostro motto - .eco

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